Il marmo è per sempre: un viaggio dal classico al moderno
Tuffati con noi in un viaggio alla scoperta del perché la pietra naturale non ha mai perso il suo fascino senza tempo e cosa la rende così venerata e unica.
Dall’epoca classica al moderno padiglione di Mies van der Rohe: il viaggio del marmo
La durevolezza e l’estrema variabilità dei suoi toni sono i principali fattori che rendono il marmo un oggetto senza tempo. Se è vero infatti che questa pietra non può parlare, i piccoli segni lasciati dal tempo e la caratteristica patina con cui il tempo ricopre il marmo, sono capaci di raccontare e trasmettere la solennità di questo materiale ancor più di mille parole. Vissuta generazione dopo generazione, questo materiale conserva i passi di chi c’è e di chi c’è stato, dando la possibilità di avvertire un filo, un collegamento con la propria storia e le proprie origini.
Materiale pregiato e ricercato fin dall’antichità, grazie alle numerose varianti in cui è disponibile in natura e alla bellezza delle sue venature, sempre uniche, ha saputo conquistare scultori e architetti di tutto il mondo e di tutte le epoche, in una continua evoluzione che non conosce eguali. Dalla scultura più particolare fino a un bellissimo pavimento in marmo, anche nella sua lavorazione più semplice, sono proprio le straordinarie venature naturali e l’estrema durevolezza di questa pietra a rendere questo prezioso materiale poliedrico e polifunzionale. Inoltre, oltre al suo valore storico, l’installazione di questo materiale volge lo sguardo anche a una problematica sempre più importante negli anni: l’ecosostenibilità. La scelta di un pavimento che duri per decenni senza necessità di essere sostituito è certamente un aiuto al nostro pianeta.
Il marmo nella storia
Il marmo ha sempre affascinato l’uomo, sin dai tempi antichi. La sua origine si può infatti rintracciare a ritroso nelle epoche fino al IV millennio a.C. È nel tempo dell’antica Grecia però che il marmo arriva per la prima volta a diventare il simbolo di un’architettura solenne e prestigiosa. La sua intrinseca magia è ciò che gli fa acquistare il suo nome, derivato dal termine greco marmaros, letteralmente pietra splendente.
Il marmo nell’architettura antica
Come introdotto inizialmente, se da una parte è vero che questa pietra non può parlare, dall’altra è vero anche che i piccoli segni lasciati sulle pietre dal tempo e la caratteristica patina con cui il tempo ricopre il marmo sono capaci di raccontare e trasmettere la solennità di questo materiale ancor più che mille parole.
La sacralità del marmo e la moltitudine di colori disponibili hanno infatti fatto sì che scultori e architetti di tutte le epoche abbiano scelto questo materiale per dare forma alle proprie idee.
Molti sono gli edifici e le opere che a tutt’oggi, a migliaia di anni di distanza, rifulgono dello splendore proprio di questo materiale. Basti pensare alla solennità senza tempo del pregiato marmo Pentelico del Partenone greco, i marmi policromi che compongono l’impareggiabile pavimento del Pantheon a Roma o la bellezza delle sculture di Michelangelo, rigorosamente scolpite da blocchi unici di marmo bianco di Carrara, la varietà più illustre di questa pietra naturale.
Sopravvissuti a guerre e avvenimenti gloriosi, tante sono le memorie contenute all’interno di questi edifici. È questo che si unisce alle caratteristiche del marmo per renderlo un materiale davvero unico e inimitabile: l’enorme valore storico che porta con sé. La possibilità di toccare con le proprie dita pietre lavorate da mani sapienti centinaia di anni or sono regala davvero un’occasione più unica che rara: toccare la storia con mano.
Il marmo nell’era moderna
La sua durevolezza e la sua origine naturale rendono il marmo un materiale che ancora oggi è protagonista di un’architettura ricercata e attenta ai dettagli, non più limitata alle costruzioni ma anche protagonista di pregiati elementi d’arredo. La tenacia di questa pietra, che riesce a maturare col passare del tempo e a mantenersi sempre viva, dona valore all’abitazione in cui viene inserita. Vissuta di generazione in generazione, questo materiale conserva i passi di chi c’è e di chi c’è stato, dando la possibilità di avvertire un filo, un collegamento con la propria storia e le proprie origini, come già ampiamente anticipato.
Inoltre, come introdotto all’inizio dell’articolo ed oltre al suo valore storico, l’installazione di questo materiale volge lo sguardo anche a una problematica sempre più importante negli anni: l’ecosostenibilità. La scelta di un pavimento che duri per decenni senza necessità di essere sostituito è certamente un aiuto al nostro pianeta. Salvatori si è spinto ancora più in là con questo concetto, sviluppando la prima linea al mondo che riutilizza gli scarti della lavorazione del marmo per ridurre al minimo gli sprechi di questa bellissima pietra naturale: la texture Lithoverde®.
Un caso particolare: Il Padiglione Tedesco di Mies van der Rohe a Barcellona
In questo nostro viaggio nell’era moderna non possiamo esimerci dal portare all’attenzione uno degli esempi per eccellenza dell’utilizzo del marmo nell’architettura di prestigio dei nostri giorni: il Padiglione Tedesco progettato dal famoso architetto Mies van der Rohe. Questo padiglione, conosciuto principalmente con il nome di Padiglione di Barcellona, venne realizzato nell’omonima città in occasione dell’esposizione universale del 1929. Come rappresentante della Germania all’esposizione universale, Mies van der Rohe doveva comunicare con questo edificio la vocazione alla pace della nuova nazione tedesca.
Si rivela perfetto per comunicare questo sentimento lo stile di questo illustre architetto: una comunanza di spazi, un ambiente fluido senza barriere e limitazioni.
L’intero padiglione è costruito su una pregiata superficie di Travertino laziale, rialzata rispetto al suolo di ben 130 cm, rendendo di fatto tutta la superficie un prestigioso podio che dà risalto all’opera. Ecco che quindi questo prezioso piano pavimentale si presta benissimo per dare risalto a un tetto che, tramite l’utilizzo di lastre e piloni sottili, sembra quasi fluttuare sopra i due edifici che compongono il padiglione di Barcellona.
A questo ambiente etereo, quasi sospeso nel tempo, e a questa comunanza di spazi senza barriere tra interno ed esterno, l’architetto sceglie di conferire carattere servendosi ancora una volta di un materiale naturale carica di colori: il marmo.
Se già infatti tutto il pavimento del padiglione è in travertino chiaro, all’interno dell’edificio principale, caratterizzato da grandi vetrate e ambienti minimali, si ritrova protagonista un setto realizzato in onice rosso-dorato. Ecco che un ambiente all’apparenza semplice viene impreziosito grazie all’utilizzo di gloriosi dettagli materici.
L’utilizzo di questo materiale all’interno del padiglione non si ferma soltanto con l’inserimento di questi due marmi. Alternate al vetro infatti, tutte le mura che compongono e circondano gli spazi sono realizzati con diverse varianti di marmi levigati: il già citato marmo Travertino, il marmo verde di Tino che contraddistingue le entrate del padiglione principale e il marmo verde delle Alpi della Val d’Aosta, che racchiude la meravigliosa piscina interna, donano a questo ambiente un aspetto solenne e senza tempo.
La decisione di usare, tra i vari marmi sopracitati, il Travertino (chiaro omaggio all’architettura classica romana con i suoi delicati toni crema) rappresenta sicuramente una scelta di grande eleganza. È anche per questo motivo, infatti, che il delicato Travertino Chiaro di Salvatori è stato scelto per rivestire completamente uno dei principali edifici dell’università ETH, centro studi svizzero all’avanguardia nel campo delle tecnologie e delle scienze naturali. La schermatura unisce il duplice scopo di proteggere l’interno dell’edificio dal sole e contemporaneamente di dare risalto all’esterno con un pregiato gioco di luci e ombre.
Così come per Mies Van Der Rohe, il contributo di Salvatori nella salvaguardia e tutela del valore di questa pietra non si ferma certo qui. Un altro esempio è sicuramente la collaborazione con il designer Piero Lissoni, con cui si è riusciti a rendere omaggio a questo e ad altri grandiosi edifici creando la texture Lost Stones: progettando la creazione di arredi a partire da piccoli e rotti pezzi di marmo ritrovati negli antri polverosi di vecchi magazzini, Lissoni, tramite la tecnica giapponese del Kintsugi, dona a questi materiali un nuovo splendore, realizzando con la texture dei tavolini dall’aspetto contemporaneo ed elegante. Uno di questi tavolini è stato prodotto proprio da un marmo che lo stesso van der Rohe aveva usato per il suo padiglione. Un ottimo esempio di sostenibilità e omaggio alla tradizione.